Il cortile esterno


Le vestigia romane

Con le spalle all'ingresso del Lungotevere, alzando lo sguardo, possiamo avere una prima, suggestiva visione dell'imponente struttura del mausoleo e, in particolare, del corpo cilindrico centrale, compiuto in opera cementizia e rivestito di blocchi di tufo e travertino. 

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Castel Sant'Angelo, Struttura muraria di epoca adrianea. Foto: Lalupa, Wikimedia

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Castel Sant'Angelo, Ambulacro di Bonifacio IX, resti di pavimentazioni originaria. Foto: Lalupa, Wikimedia

Lungo tutto l'ambulacro che circonda la struttura inferiore del monumento, chiamato anche Passetto di Bonifacio IX (1389-1404), possiamo scorgere numerosi reperti archeologici provenienti dal Mausoleo di Adriano. Si tratta per lo più di ciò che resta di basi, cornici e fusti di pilastri; nonché mensole, parti di architravi, di lesene e di cornici. Tra essi spiccano un "Ritratto di Antinoo", in marmo bianco del II secolo d.C., raffigurante il giovane amante dell'imperatore e una testa del medesimo periodo, con la "tenia", vale a dire con la fascia circolare che veniva indossata prevalentemente dalle divinità pagane.
Più avanti, prima prima ancora di entrare all'interno del mausoleo, ci potremo sofffermare a guardare, sulla destra, la Cordonata di Paolo III (1534-1549), lungo la quale, entro due nicchie, sono collocati il "Ritratto dell'imperatore Adriano" e il "Ritratto su busto togato", entrambi della metà del II secolo d.C.

Il mausoleo trasformato in castello

Per la costruzione del Castello si è seguito il disegno della tomba  e sopraelevandola di qualche testa si è fatta una grossa torre rotonda che ha la forma di un patè. Quattro bastioni irregolari la fiancheggiano. Altri quattro bastioni reali la circondano. Vi si contano settantadue cannoni. Marchese de Sade, Voyage d’Italie, 1775

Già dal cortile possiamo ripercorrere insieme i luoghi legati alla  trasformazione del Mausoleo di Adriano in fortezza, a partire dalla seconda metà del XIV secolo. In quel periodo, infatti, il monumento, precedentemente appartenuto alle famiglie nobiliari romane, fu ceduto dagli Orsini alla Curia di Roma, che aveva bisogno di un luogo sicuro dove ospitare il pontefice Urbano V al suo rientro in città, dopo il lungo periodo di esilio della sede pontificia ad Avignone, in Francia. Dalla fine del XIV secolo e sino al 1870, l’imponente edificio divenne proprietà esclusiva dei pontefici che vi soggiornarono, a volte, anche per lunghissimi periodi. Per questo motivo alcuni di loro vollero apportare delle modifiche che mutarono, in modo sostanziale, la struttura originaria del monumento, trasformandolo definitivamente nel castello che vediamo oggi. Entrati nel Cortile del Salvatore, possiamo vedere il principale intervento operato alla fine del Trecento, dall'architetto militare Niccolò Lamberti su commissione di papa Bonifacio IX. Per rendere inespugnabile la struttura, infatti, Lamberti realizzò un vero e proprio fossato interno, scoperchiando il basamento quadrato del mausoleo di Adriano del quale aveva già murato tutti gli accessi. Attraverso questa imponente demolizione, l’architetto creò un corridoio anulare, detto Ambulacro di Bonifacio IX, che isolando la parte centrale del monumento, rese  impenetrabile la nuova fortezza. In questo modo si creò anche un recinto quadrangolare di circa 12 metri di altezza: chiunque fosse riuscito a oltrepassarlo si sarebbe trovato prigioniero nel fossato interno.

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Ambulacro di Bonifacio IX
Foto: Lalupa, Wikimedia

Se camminiamo verso sinistra e superiamo le casse del Museo, possiamo raggiungere la breve scalinata che conduce al Bastione di San Marco e al Passetto di Borgo, il camminamento nascosto, fatto costruire intorno al 1277 da papa Niccolò III all’interno di un tratto delle Mura leonine. Il camminamento, lungo circa 800 metri, fu realizzato per facilitare il passaggio dei pontefici dalla residenza in Vaticano al castello, e viceversa, soprattutto in  caso di pericolo.

Purtroppo il Passetto non è accessibile al pubblico. Per poterlo percorrere dobbiamo aspettare le aperture straordinarie, effettuate solitamente d’estate.

Nel 1845 il Belli gli dedica un poema in dialetto romano:

Er Passetto de Castel Sant'Angiolo

Lo vòi sapé ch'edè quer corritore
Che, cuperto qua e là da un tettarello,
Da San Pietro va giù ssin a Castello,
Dove tira a le vorte aria mijore?

Mo tte lo dico in du' battute: quello
Lo tiè pper uso suo Nostro Siggnore,
Si mai per quarche ppicca o bell'umore
Je criccassi de fà a nisconnarello.

Drent'a Castello pò giucà a bon gioco
Er Zanto-padre, si je fanno spalla
Uno pe pparte er cantiggnere e er coco.

E sotto la banniera bianca e gialla
Pò dà commidamente da quer loco
Binedizzione e cannonate a ppalla.

Riprendiamo il nostro itinerario lungo l’ambulacro, per arrivare nel  Cortile delle Fucilazioni dove, narra la tradizione, nel Settecento, si compivano le esecuzioni dei condannati a morte che non dovevano essere rese pubbliche. In realtà la maggior parte delle esecuzioni avevano luogo nella piazza antistante il Castello e i corpi dei condannati venivano poi esposti sul Ponte degli Angeli. Sul cortile delle fucilazioni si affaccia anche l’Armeria di Clemente X, nota anche come la Cappella dei condannati. L’edificio, sviluppato originariamente su tre piani, destinati a usi diversi, quali armeria, carcere e cappella, ospita oggi la libreria di Castel Sant’Angelo.

Il giro che stiamo compiendo ci permette di avere sempre, alla nostra sinistra, il muro perimetrale del monumento e, alla nostra destra, il possente blocco cilindrico della struttura originaria. Se alziamo lo sguardo verso destra, possiamo vedere la latrina esterna delle carceri del castello, che visiteremo in seguito. Continuando il nostro giro, incontriamo all’angolo del muro di cinta, alcuni ambienti che sono utilizzati come sale espositive.

icon_walking_man_blue_16.png Proseguiamo il giro dell’Ambulacro di Bonifacio IX, per ritornare nel Cortile del Salvatore.

Qui possiamo vedere, a destra, la Cordonata di Paolo III, elegante scalinata che conduce alla quota superiore della Marcia ronda che collega tra loro i quattro bastioni, intitolati ai quattro evangelisti, posti agli angoli della cinta muraria. La scala che vediamo è stata realizzata nel 1545, in sostituzione di una più antica della quale però non sappiamo nulla, neanche se fosse di legno oppure a pioli, come sembra probabile.

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Cordonata di Paolo III
Foto: Lalupa, Wikimedia

__fileCreatedFromDataURI__.png Saliamo la cordonata e percorriamola quasi interamente. 

Nella parte terminale della scala, a sinistra, incontriamo un vano all’interno del quale, all’inizio del XX secolo, è stata ricostruita l’Officina dell’Armaiolo come doveva presumibilmente essere nel XVI secolo. Tale ricostruzione ha una finalità puramente didattica: serve, infatti, a ricordare l’intensa vita e le diverse attività che si svolgevano in un castello nei secoli passati. 

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Armeria di Clemente X.
Foto: Lalupa, Wikimedia

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Castel Sant'Angelo, Corpo di Guardia
Foto: per gentile concessione di Stephen Danko

Poco dopo aver superato l’Officina dell’Armaiolo, a sinistra, sul muro perimetrale, possiamo vedere ricostruita, sempre nel XX secolo, anche la presunta apertura del Ponte levatoio, certamente presente in questa parte del castello per collegare la cinta esterna con la rampa interna. Non esiste alcuna documentazione in grado di attestare a oggi l’esatta posizione, la forma e le dimensioni dell’originario ponte levatoio. E’ ipotizzabile che esso si trovasse più avanti, in corrispondenza del nuovo ponte che ci permetterà di entrare nel castello, attraverso l’avancorpo e l’ingresso rinascimentali.

Oltrepassata la porta di accesso e giunti all'interno del corpo cilindrico, possiamo vedere il Corpo di guardia, anch'esso ricostruito nel XX secolo con finalità didattiche, destinato alle guardie che azionavano il ponte levatoio e difendevano il baluardo.
Tale vano, effettivamente, potrebbe essere stato utilizzato dalla guarnigione di difesa del castello anche per rovesciare sul nemico sottostante, attraverso feritoie e caditoie, ogni tipo di proiettile o di oggetto contundente. Se qualcuno degli assalitori fosse riuscito comunque a entrare nel castello attraverso la porta collegata al ponte levatoio, lo stesso corpo di guardia avrebbe potuto attivare la botola presente sull'adiacente rampa.
Incamminiamoci verso l’interno del castello e percorriamo un breve tratto della Rampa diametrale di epoca rinascimentale per arrivare a calpestare tale botola.
Attraverso di essa, il nemico sarebbe precipitato in un pauroso strapiombo che corrisponde al sottostante Atrio del Mausoleo di Adriano. Tale ambiente fu di fatto isolato e trasformato in una sorta di angusta cella, dove era possibile precipitare per non uscirne mai più.

icon_walking_man_blue_16.png Riscendiamo per la Cordonata di Paolo III per inoltrarci negli ambienti del mausoleo di Adriano. 

 

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