Le sale di Clemente VII


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 Usciamo ora dalla Sala di Apollo per visitare, qualora fossero aperte al pubblico, le due Sale di Clemente VII, cosiddette perché da lui occupate durante il Sacco di Roma nel 1527.

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Sebastiano del Piombo, Papa Clemente VII, Napoli, Museo di Capodimonte

All'interno dei due ambienti, gli stessi edificati per papa Niccolò, possiamo vedere una decorazione più semplice rispetto alla precedente Sala di Apollo: essa è, infatti, presente solo nella parte alta delle pareti, sul fregio. La parte inferiore delle pareti si presenta spoglia perché in inverno era rivestita con arazzi che mantenevano più calde le stanze, riscaldate da bracieri.
Le due camere si affacciavano sull'adiacente Cortile di Leone X, il più piccolo dell’intero monumento; erano inoltre in comunicazione con la sala da bagno, voluta dal pontefice per allietare i suoi soggiorni nel castello.
Nella prima sala, al centro del soffitto a cassettoni, possiamo riconoscere lo stemma di papa Clemente VII Medici che commissionò il fregio, dipinto probabilmente su disegno di Giulio Romano. Il nome del pontefice è ricordato sui cartigli sorretti da putti.

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Stemma di Clemente VII

Clemente VII e il Sacco di Roma

Queste sale sono anche state teatro di uno degli eventi più importanti nella storia del Papato: il sacco di Roma del 1527 ad opera delle truppe dell'imperatore Carlo V di Asburgo. Le vicende politiche di quegli anni portarono Papa Clemente VII a sostenere la coalizione franco-veneziana guidata da Francesco I nella guerra contro il Sacro Romano Impero, il cui regno si estendeva dal Sacro Romano Impero, alla Spagna e all'Italia. L'appoggio ai francesi non fu apprezzato da Carlo V che fece invadere Roma dalle sue truppe, fra le quali i terribili lanzichenecchi. Le truppe assaltarono il Vaticano costringendo Papa Clemente VII a rifugiarsi a Castel Sant'Angelo via il Passetto di Borgo. Le truppe svizzere a difesa del Papa resistettero per ben un mese all'assedio e una volta caduta la fortezza, il papa fu imprigionato, su ordine di Carlo V, nel suo stesso palazzo nelle sale da lui allestite. Roma era stata devastata: le truppe imperiali non avevano risparmiato nulla e gran parte della popolazione era rimasta uccisa o fuggita. Dei 55.000 abitanti originari, Roma ne contava ora solamente 10.000.

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Francisco Javier Amérigo y Aparici, Del saqueo de Roma, 1887
Biblioteca Museu Víctor Balaguer, Wikimedia Commmons

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Douglas Miller, The Swiss at War (Osprey Publshing, 1979) (reprint of 16th century engraving)
Foto: Miller Douglas, Wikimedia

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 Entriamo nella sala successiva: qui possiamo riconoscere, sul fregio, le secentesche insegne araldiche di papa Innocenzo X Pamphilj: la colomba, i gigli e il ramoscello d’ulivo. Per continuare nel nostro percorso torniamo verso la sala Paolina per recarci alla sala della Giustizia. 

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