Sala dei modellini


Usciti dalla sala della piroga, accediamo, attraverso una seconda porta automatica, alla Sala dei Modellini. In questo spazio siamo invitati ad esplorare una breve storia della navigazione nei fiumi e nei laghi dell’Italia centrale.

Qui possiamo esaminare, inoltre, sette modellini in legno di imbarcazioni, dall’epoca etrusca fino ai giorni nostri.

La piroga del Caolino

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La monossila del Caolino

Il primo modellino è una piroga rinvenuta nella zona di Cerveteri, nel Lazio (Sasso di Furbara, Roma), nella necropoli etrusca detta “del Caolino di Santa Severa”. Risalente alla metà dell’VIII sec. a. C., la piccola monossila, lunga circa 3 m, era collocata in una fossa poco più lunga della piroga e profonda m 1,30. L’imbarcazione era ricavata da un grosso tronco di quercia che all’esame della superficie risulta abbozzato a colpi di scure e successivamente rifinito con un largo scalpello e levigato. Al suo interno sono state rinvenuti alcuni frammenti di tessuto realizzato al telaio, forse appartenenti alla vela dell'imbarcazione. La zona in cui fu rinvenuta la piroga del Caolino era caratterizzata, in epoca etrusca, da lagune e paludi costiere in cui era più facile spostarsi con piccole imbarcazioni come le piroghe. La tomba a fossa oltre alla barca non conteneva i resti del defunto, pertanto può essere considerata un “monumento funerario” in memoria di un personaggio forse scomparso in mare o nella laguna, il cui corpo non è stato rinvenuto. La piroga è attualmente conservata presso il Museo Nazionale Preistorico Etnografico “Luigi Pigorini”, Roma.

La Nave F del Porto di Pisa

Questo modellino riproduce l’imbarcazione conosciuta con il nome “nave F”. Proviene da un complesso archeologico che oltre a questa barca ha restituito alcune imbarcazioni fluviali che furono sommerse dal fango di un’alluvione, alla fine del II sec. d. C.
La “nave F”, costruita in legno di quercia, è caratterizzata da un forma affusolata che richiama molto da vicino quella delle piroghe monossile pur essendo, invece, un’imbarcazione in fasciame. L’originale della barca è visibile presso il sito archeologico delle Navi Antiche di Pisa.

Le piroghe del Trasimeno

Le piroghe sono imbarcazioni il cui uso non è limitato all’epoca preistorica e protostorica, ma che è proseguito fino ai giorni nostri. Il modellino qui rappresentato, per esempio, risale ad età medievale (XIII secolo); proviene dal Lago Trasimeno, in Umbria, dove, alla fine degli anni ’50, furono scoperte due piroghe realizzate in legno di quercia. In questo caso la forma non è affusolata come avevamo osservato a proposito delle piroghe protostoriche, ma è quadrangolare, con fiancate sottili e fondo spesso. Il loro utilizzo era rivolto prevalentemente alla pesca. Attualmente l’originale è esposto presso il Museo delle Barche a Passignano sul Trasimeno (PG).

Le barche tradizionali di Piediluco

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Le barche tradizionali di Piediluco

Ad epoca medievale (XIII-XIV secolo) appartengono anche le barche tradizionali dei pescatori del Lago di Piediluco, presso Terni, la cui forma è rimasta praticamente identica almeno fino agli inizi del Novecento. Lo scafo presenta una forma leggermente curva e il fondo è piatto, come richiede, solitamente, l’utilizzo in acque interne. Il modellino qui esposto è tratto da un bassorilievo esposto sul portale della Chiesa di S. Francesco, Piediluco (Terni). 

La monossila delle Paludi Pontine

Nelle Paludi Pontine le piroghe furono usate fino ai primi decenni del XX secolo. La forma affusolata consentiva di attraversare i canneti, avanzando nelle acque basse e paludose mediante una lunga pertica. 

La barca del Tevere

Le barche a doppio scafo sono le tipiche barche da pesca in uso sul Tevere tra il XIX e la metà del XX secolo. Per pescare si utilizzavano reti quadrangolari, fissate ai piloni dei ponti e dei moli, in modo da sfruttare le correnti del fiume. Il pescato contenuto nelle reti poteva essere svuotato mediante un ingegnoso sistema detto "girarello". Queste tipiche postazioni di pesca del Tevere scomparvero definitivamente intorno alla metà del XX secolo. 

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Le barche a doppio scafo del Tevere

La “bbarka” del Lago di Bolsena

In questa sala è esposto il modellino della barca autentica, in grandezza naturale, collocata nella Sala Fanelli. Ne parleremo più avanti!

Il relitto delle tegole di Punta Zingara

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Il relitto delle tegole di Punta Zingara

In una rientranza della Sala dei Modellini, a livello del pavimento, è collocato un carico di tegole e coppi rinvenuto nel Lago di Bolsena.  

Il carico, databile ad epoca etrusca (VI/V sec. a.C.) è tutto ciò che rimane del naufragio di una imbarcazione inabissatasi a poca distanza dell’Isola Bisentina, presso Punta Zingara. L’imbarcazione non si è conservata perché, a differenza delle due piroghe, non è stata protetta dal limo, ma è rimasta incastrata nel canale roccioso dove le correnti e i movimenti dell’acqua l’hanno lentamente distrutta. Il rinvenimento di questo carico e delle due piroghe ci consente di ipotizzare l’esistenza di una rotta che collegava Bisenzio con l’Isola Bisentina, utilizzata per molti secoli. Un monitor permette di visionare il filmato registrato al momento del recupero del relitto.
 

I modellini navali di Marco Bonino

La Sala dei Modellini ha accolto, di recente, una nuova vetrina che espone alcuni modellini donati da Marco Bonino, uno dei maggiori studiosi italiani di architettura e archeologia navale. I modellini esposti, preziosi dal punto vista scientifico, sono stati realizzati personalmente da Bonino dagli anni Sessanta in poi, nel corso delle sue ricerche, durate vari decenni, e rappresentano imbarcazioni di varie epoche e aree geografiche. Tra questi, notevoli le riproduzioni delle piroghe piemontesi che derivano dai calchi in gesso, risalenti alla fine dell’Ottocento, purtroppo andati perduti durante il trasferimento dei materiali del Museo Archeologico e della Soprintendenza Archeologica di Torino negli anni ’80/’90. I modellini di Marco Bonino, quindi, costituiscono l’unica documentazione esistente e fedele all’originale, delle piroghe monossile piemontesi. Un modellino più recente, infine, è il traghetto del Po di Fàule (CN), che è stato esposto nella mostra “Leonardo da Vinci al Porto Cesenatico”, presso il Museo della Marineria di Cesenatico.

 Foto: Stefano Manetti

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