Sala della piroga


Il percorso di visita inizia dalla Sala della piroga, in cui campeggia l’imbarcazione protostorica. Il pavimento di cristallo che lascia scorgere in trasparenza la riproduzione del fondale del lago, realizzato in resina, offre la sensazione di trovarsi sulla superficie dell’acqua. L’imbarcazione, dunque, ci appare come se galleggiasse ancora. Alle spalle della teca, una gigantografia del lago e dell’Isola Bisentina ci ricorda il punto in cui fu rinvenuta l’imbarcazione.

Ora avviciniamoci al reperto: notiamo che si tratta di un unico tronco di legno, scavato con i rudimentali ma efficaci strumenti risalenti a più di tremila anni fa. 

La piroga fu rinvenuta nel 1989, nel corso di ricerche subacquee svolte, in quegli anni, dal Museo Territoriale del Lago di Bolsena. In base alle analisi effettuate con il metodo del radiocarbonio, l’imbarcazione risalirebbe ad un’età compresa tra il 1365 e il 1020 a. C., ovvero all’età del Bronzo Finale. Il tipo di legno utilizzato è il faggio, una specie arborea attualmente non presente in queste zone ma diffusa in aree più elevate, come i Monti Cimini. Questo ci consente di ipotizzare condizioni climatiche e ambientali differenti dalle attuali, durante l’età del Bronzo, nella zona del Lago di Bolsena.

Le sue due estremità erano sicuramente identiche e pertanto potevano fungere indifferentemente da prua e da poppa. Osservando più da vicino l’estremità meglio conservata, cioè quella rivolta verso la porta da cui siamo entrati, si può vedere chiaramente una forma a semicerchio, probabilmente ciò che resta di un anello intero. Si presume che la piroga fosse dotata di due anelli, uno per ogni estremità. Riguardo la loro funzione, si è ipotizzato che potessero servire o per le manovre di ormeggio oppure per collegare tra loro due o più piroghe, riproducendo una sorta di “catamarano”, come ci mostra il modellino che vedremo nella terza sala espositiva.
Sul fondo della piroga sono presenti anche due serie di fori passanti chiusi da tasselli, aventi forma circolare e rettangolare: probabilmente sono serviti al costruttore per controllare lo spessore del fondo della barca durante la lavorazione dello scafo, operazione che non poteva essere svolta a vista come per le fiancate. Una volta terminato il lavoro, i fori venivano poi richiusi con tasselli in legno. 

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Nella sala è stata collocata, di recente, una vetrina che espone gli unici due oggetti rinvenuti insieme alla piroga: un boccale di ceramica d’impasto, di fattura piuttosto grezza, e un falcetto di bronzo. Entrambi i reperti sono databili, indicativamente, all’età del Bronzo. Nella sala sono presenti altri due espositori, ciascuno dei quali contiene dei modellini: il primo è la ricostruzione della piroga doppia, cioè l’ipotesi di utilizzo di due barche accostate, derivata dalla presenza degli anelli alle estremità.

Il secondo espositore presenta due modellini in scala: quello superiore rappresenta la piroga esposta nel museo; il secondo, nel ripiano inferiore, riproduce l’altra piroga rinvenuta a non molta distanza dalla prima. La piroga bisentina, infatti, non è l’unica imbarcazione protostorica rinvenuta nel Lago di Bolsena. Nel 1991 fu scoperta una seconda piroga monossila, a circa 13 metri di profondità, nello spazio di lago antistante il Monte Bisenzio. Questa imbarcazione, datata al Bronzo Medio (1505-1325 a. C.), misura circa 10 metri ed è stata fabbricata con un tronco di quercia. Gli archeologi hanno deciso di non recuperarla ma di lasciarla nel luogo del rinvenimento, proteggendola con una “armatura” formata da una serie di moduli di acciaio.

Un monitor permette di visionare il filmato delle fasi del restauro dell’imbarcazione, avvenuto nel corso di molti anni, subito dopo il rinvenimento.

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