Sala delle barche tradizionali


La quarta e ultima sala espositiva è denominata Sala delle Imbarcazioni tradizionali. In questi ultimi anni il MNAI ha portato avanti un importante progetto di recupero di barche da lavoro e di natanti sportivi storici. Purtroppo il patrimonio navale tradizionale, come altre categorie di documenti, monumenti e oggetti che fanno parte del patrimonio culturale “minore”, rischiano di andare completamente perduti a causa della scarsa tutela che ricevono. Riguardo le barche tradizionali, da svariati decenni gli studiosi hanno lanciato un appello affinché si riesca a recuperare il salvabile e si attui una capillare schedatura dei natanti superstiti su tutto il territorio nazionale.

La “naue” del Lago di Posta Fibreno (Frosinone)

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La naue del Lago di Posta Fibreno

Il MNAI ha avuto, fin dall’inizio, tra i propri obiettivi il recupero delle imbarcazioni storiche: il primo scafo qui esposto è la cosiddetta “naue” del Lago di Posta Fibreno (Frosinone), un bellissimo specchio d’acqua caratterizzato da acque trasparenti e molto pescose. Queste barche da pesca avevano le estremità uguali, senza differenze tra prua e poppa. Per la loro fabbricazione si utilizzavano assi di legno di un tipo di quercia conosciuto con il nome di “roverella”, tenute insieme per mezzo di chiodi forgiati a mano. La giunzione tra le assi era rinforzata anche da collanti naturali, in particolare un impasto di muschio e farina, molto resistente. La “naue” era una imbarcazione solida, in grado di trasportare un carico anche di 7/8 quintali. Per navigare si usavano un lungo remo in legno di pioppo, detto “pala”, e un altro tipo di remo, il “palone”, che serviva per spostarsi in acque più profonde. Avendo la forma di cucchiaio, il “palone” era utile anche per svuotare l’acqua che poteva depositarsi nel fondo della barca durante la navigazione. Questo tipo di barca fu utilizzato sino alla metà del secolo scorso soprattutto dai pescatori ma anche dai contadini che dovevano trasportare il raccolto e le erbe acquatiche che servivano da foraggio per i bovini.

Sesé, barca del lago di Bracciano

Sesé, barca del lago di Bracciano

Barca tradizionale del lago di Fondi

Barca tradizionale del lago di Fondi

Oltre alla barca del Lago di Posta Fibreno, in questi anni sono state recuperate la barca tradizionale del Lago di Bracciano, appartenuta al pescatore Sesé, di Trevignano Romano (RM), la barca tradizionale del Lago di Fondi (LT), e l’unica barca non da lavoro, ma da diporto, la Sabatina del Lago di Bracciano. Si tratta di una barca a vela che è entrata nella storia delle regate veliche, in quanto la sua creazione negli anni Trenta del Novecento, diede avvio alle competizioni sportive in barca a vela anche nel Centro Italia.

La “bbarka”: l’imbarcazione tipica del Lago di Bolsena

L’ultima barca da ammirare è un’opera di Luigi Papini, l’ultimo “mastro d’ascia” del Lago di Bolsena. Papini appartiene ad una famiglia che ha realizzato le barche per i pescatori del Lago di Bolsena (ma anche dei Laghi di Vico e di Bracciano) per ben quattro generazioni. La loro falegnameria era ubicata a Bolsena.

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La bbarka, MNAI - Capodimonte

I legni usati per costruite le “bbarke” sono stati vari nel corso del tempo: dapprima si è usato il cerro, un tipo di quercia che cresce nei boschi e nelle macchie della zona del Lago di Bolsena; poi sono stati utilizzati legni esteri come il mogano e poi il durissimo legno africano iroko, dopodiché è subentrata la resina che ha sostituito definitivamente il legno e ha posto termine all’attività dei mastri d’ascia.

La barca esposta nel nostro museo è realizzata eccezionalmente in legno di pino (più economico), ma le matee sono in legno di olivo, secondo l’uso tradizionale. La lunghezza di queste barche era di 6,50 m e con le due estremità arrivavano a circa 7,20 m. Il rispetto di queste misure era fondamentale per assicurare la stabilità della barca. Quando ancora non venivano impiegati i motori, fino agli anni Cinquanta, talora si faceva ricorso ad una sorta di vela, chiamata “copertaccia”, che veniva collocata su un bastone inserito in un foro nel sedile vicino alla prua.

I remi erano costruiti in legno di castagno: si usuravano rapidamente per cui era necessario costruirne di nuovi con una certa frequenza. Avevano nomi diversi a seconda della posizione: uno si chiamava “ròsta” (svolgeva la funzione di timone) e l’altro “rièmo”. I remi venivano legati agli scalmi con lo “stròpio”, che solitamente era una corda ricavata da pezzi di rete. Un altro pezzo di rete, detto “mozzo”, veniva collocato sul bordo della barca, nel punto in cui poggiavano i remi, per evitare l’usura del legno in quel punto. Con l’introduzione della vetroresina per la costruzione delle barche, Luigi Papini ha interrotto la sua attività. Le ultime barche in legno sono state realizzate dal mastro d’ascia per il Palio del Lago, la regata storica con le barche tipiche del Lago di Bolsena, che si è svolto dal 1996 al 2001.

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La Sala delle Imbarcazioni tradizionali espone anche reti da pesca, alcune non più usate, come le artane, e poi filarelle o palàmiti, per catturare le anguille, nasse di varie misure e altri attrezzi da pesca. Vi sono esposti anche i palii delle gare con le barche da pesca, di antichissima tradizione: una di queste competizioni, che coinvolgevano tutti i paesi del Lago di Bolsena, fu descritta da Papa Pio II (al secolo Enea Silvio Piccolomini) nei suoi Commentarii, composti fra il 1462 e la fine del 1463.

Video icon BL.png Sul nostro Canale Youtube è possibile visionare il documentario "L'ultimo mastro d'ascia. Un viaggio nelle memorie", soggetto e regia dell'antropologa Ebe Giovannini e dell'archeologo Maurizio Pellegrini, realizzato appositamente per il Museo della Navigazione. Visualizza il video
I due autori intervistano Luigi Papini e alcuni anziani pescatori di Marta, borgo di pescatori posto a poco più di due chilometri da Capodimonte, in cui la tradizione della pesca è ancora molto viva ed è famoso il pittoresco "borgo dei pescatori" dove si possono ammirare le barche con le reti stese ad asciugare lungo la spiaggia. Alcune scene del documentario mostrano la barca realizzata dall'ultimo mastro d'ascia del Lago di Bolsena durante le fasi di posizionamento all'interno nostro museo, dove si trova attualmente. Di recente la barca è stata impreziosita dalle reti donate da Elio Natali, anziano pescatore di Marta.

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Le reti donate al museo

 

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