I cortili e la Stufetta
Il Cortile di Alessandro VI
Il cortile di Alessandro VI deve il suo nome al restauro che nel 1501 il papa Alessandro VI fece fare del puteale o vera da pozzo. E’ anche detto Cortile del Teatro, per la sua forma, o Cortile delle Prigioni perché, ovunque, intorno e sotto di esso, si trovavano celle, più o meno anguste, destinate alla detenzione. Delle Prigioni tuttavia parleremo più avanti.
Prima dei rifacimenti papali, iniziati nel Quattrocento, questo cortile era unito a quello dell’Angelo e la loro area complessiva circondava la torre del Mausoleo di Adriano, formando il giardino pensile ornato da cipressi.
Il cortile è tra i più eleganti del castello per la sua particolare forma semicircolare, dovuta, molto probabilmente, alla scelta di rappresentarvi delle "pièces" teatrali che potessero intrattenere gli ospiti, accolti, più o meno forzatamente, negli alloggi che vi si affacciavano.
Il teatro privato del Papa. Il castello diviene teatro di feste e banchetti celebrativi, di intrattenimenti e spettacoli teatrali, che si susseguono numerosi soprattutto a partire dal pontificato di Leone X (1513 - 1521). Il papa Medici - amante della vita mondana, che ama circondarsi di buffoni e poetastri e si diletta egli stesso a comporre versi - mostra una spiccata predilezione per le rappresentazioni teatrali, che fa allestire di sovente in Vaticano e in Castel Sant'Angelo. Tra quelle rappresentate all'interno del castello la più nota è certamente i Suppositi, commedia di Ludovico Ariosto portata in scena nel 1519, che può avvalersi di scenografie disegnate da Raffaello. Sono frequenti anche i balli e gli intrattenimenti musicali, ed il castello ospita spesso musicisti e suonatori convocati dalla Curia con il compito di allietare feste e ricevimenti oltre che fornire un adeguato accompagnamento alle celebrazioni liturgiche. Questi spettacoli, con il loro fasto e la loro grandiosità, costituiscono un efficace strumento di propaganda politica e di creazione di consenso intorno alla figura del pontefice. da: Ministero dei Beni Culturali. Visita a Castel Sant'Angelo.
Le abitazioni che vediamo oggi, quasi dei mini appartamenti, risalgono al Cinquecento ed erano destinate inizialmente alla corte pontificia e poi ai detenuti illustri, costretti a risiedere nel castello. Tali appartamenti sono stati ricavati dalla costruzione semicircolare, sulla cui facciata possiamo scorgere i resti degli affreschi cinquecenteschi, raffiguranti scene mitologiche. Dal puteale erano raccolte le acque piovane, in precedenza convogliate, attraverso appositi canali, nelle cisterne sotterranee, dotate di un sistema di filtraggio e depurazione.
Sotto i nostri piedi possiamo ancora vedere i grandi tombini a chiusura dell’imbocco delle cisterne. Questi impianti di distribuzione dell’acqua, certamente già presenti nel Mausoleo di Adriano, garantirono, prima, la manutenzione ordinaria della tomba dinastica e, poi, l’approvvigionamento di tutto l’impianto residenziale.
Notiamo che nel cortile è esposta un’arma di assedio lignea, forse una balista, o balestra gigante, fabbricata nel XX secolo su modello medievale, e alcune munizioni sferiche, in pietra rozzamente tagliata, realizzate alla fine del XIX secolo, a ricordo di quelle gettate sui nemici che si avvicinavano al castello.
Voltiamoci verso sud e vediamo che un lato del cortile semicircolare è interrotto da un corpo di fabbrica perpendicolare a quello centrale. Incamminiamoci in quella direzione per visitare uno dei gioielli del castello
La Stufetta di Clemente VII
Per ammirare questo piccolo ambiente, di proporzioni armoniose, dobbiamo superare la moderna apertura sul muro del cortile e salire la scala che si apre alla nostra sinistra. La sala non è sempre aperta al pubblico.
La costruzione del lussuoso ambiente – che comprendeva la piccola sala da bagno, un ambiente sottostante destinato al riscaldamento dell’acqua e un ambiente superiore usato come spogliatoio - fu ordinata da papa Clemente VII nel Cinquecento, in concomitanza con la realizzazione dei vicini appartamenti papali.
Il bagno, detto Stufa o Stufetta, era posto al di fuori dell'appartamento perché necessitava di un forno in grado di produrre aria calda ad altissima temperatura.
Pertanto il piccolo ambiente fu ricavato all'interno di un corpo di fabbrica "isolato" tra i due cortili di Leone X e Alessandro VI. Era raggiungibile sia dallo stretto corridoio, originariamente in comunicazione diretta con la seconda sala dell’Appartamento di Clemente VII, sia dalla Sala di Perseo posta al piano superiore dell’appartamento farnesiano – del quale parleremo tra poco.
La Stufetta è uno dei pochissimi esempi di bagni rinascimentali giunti sino a noi, ed è interessante per comprendere la vita quotidiana dei ricchi e potenti pontefici che risiedevano nel castello. Tali bagni, infatti, erano detti Stufe perché ispirati concettualmente agli ambienti riscaldati – i calidaria - delle terme romane, nelle quali si trascorreva molto tempo a fare bagni terapeutici di vapore.
Anche se la costruzione di questa stanza si fa risalire al primo decennio del Cinquecento, quando regnava Giulio II della Rovere, su probabile disegno di Giulio Romano, la sua conclusione si attribuisce interamente a Clemente VII Medici che, tra il 1525-1527 e il 1530-1532, commissionò la decorazione a Giovanni da Udine. Se guardiamo le pareti e la volta del piccolo ambiente, lo ammiriamo ricoperto di bellissimi affreschi e pregiati stucchi che sviluppano il tema dell'amore - nelle quattro scene principali, con Vulcano, Marte e Venere, Venere e Amore, Ninfe e amorini, Diana e Amore - e il tema dell'acqua, con i sette troni vuoti, recanti le vesti e gli attributi delle maggiori divinità dell'Olimpo che si sono idealmente spogliate per andare a fare il bagno in compagnia del Papa. Sul fondo possiamo notare la vasca, nella quale, il pontefice seduto poteva fare il bagno in compagnia delle altre divinità, delle quali sulle pareti abbiamo appena visto i troni vuoti.
Sulla parete di fondo, sopra la vasca, possiamo notare due fori con piombature. Quelli erano i "rubinetti" che permettevano l'entrata dell'acqua calda e fredda nella vasca sottostante.
Notiamo la cancellata della Stufetta, ornata dalle palle araldiche dei Medici. Sono state avanzate diverse ipotesi sulla simbologia dello stemma: secondo alcuni si tratterebbe di pillole medicinali. Altri, invece, attribuiscono lo stemma alla professione di banchieri che fece della famiglia una delle più ricche d'Europa. Lo stemma infatti assomiglia a quello dell'Arte del Cambio, corporazione dei cambiavalute di Firenze.
Il Cortile di Leone X
Ora scendiamo i gradini e voltiamo a sinistra per entrare nel Cortile di Leone X, costruito nel 1514 per volere di Leone X Medici.
Il piccolo cortile di Leone X, già incluso probabilmente nell'appartamento di Niccolò V, è un vero e proprio "luogo privato", forse in origine un "giardino segreto" all'italiana, visibile anche attraverso le ampie finestre degli appartamenti confinanti, che presentano i nomi di Giulio II e Leone X, i papi che scelsero di abbellire questa parte del castello.
Considerando che all'interno della fortezza spesso soggiornavano anche le signore imparentate con i papi e i prelati, è possibile ipotizzare che proprio a loro fosse destinato questo luogo ameno e solitario.
Se ci giriamo verso il muro a sinistra, che corrisponde a quello della Stufa, possiamo vedere un foro attraverso il quale scorgere l’impianto di riscaldamento della sala da bagno che abbiamo appena visitato.