Le altre sale farnesiane


Il corridoio pompeiano

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 Rientriamo ora nella Sala Paolina. Da qui possiamo percorrere l’affascinante corridoio, forse ricavato dal ballatoio che in origine correva tutto intorno alla base della torre centrale.

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Corridoio pompeiano,
Foto: Matthias Kabel, Wikimedia

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Corridoio pompeiano, dettaglio degli affreschi

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Corridoio pompeiano, dettaglio degli affreschi

Questo corridoio che congiunge la Sala della Biblioteca con la Sala Paolina è impropriamente detto Corridoio Pompeiano per la ricca e varia decorazione con motivi a grottesche realizzate da Luzio Luzi, Perin del Vaga e la sua bottega tra il 1545 e il 1546. I paesaggi che possiamo vedere nella parte inferiore delle pareti sono invece attribuiti al pittore fiammingo Cornelis Loots.

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 Percorriamo il corridoio ed entriamo nella Sala della Biblioteca, chiamata nel Cinquecento "sala nova verso Prata" o "sala depenta", per la decorazione pittorica compiuta, tra il 1544 e il 1545.

La sala della Biblioteca

Questo magnifico ambiente fu il primo ad essere creato e decorato per Paolo III da Luzio Luzi da Todi, che eccelse in particolare nell'arte dello stucco e della grottesca, come possiamo vedere ammirando il maestoso soffitto voltato della sala.
Situata a nord dell’appartamento farnesiano, la Sala della Biblioteca costituisce l’ambiente più importante di questo settore dal quale si accede anche alle contigue salette dei Festoni e dell’Adrianeo, alla sopraelevata Cagliostra e alla Sala del Tesoro nella torre centrale.
La grande stanza fu chiamata "Biblioteca" all'inizio del Novecento, forse perché in diretta comunicazione con l’Archivio Segreto Pontificio, predisposto da Paolo III Farnese nella vicina Sala del Tesoro nella quale rimase fino al trasferimento in Vaticano nel 1799.
Alziamo lo sguardo per ammirare la volta a schifo che costituisce la parte più ricca e meglio conservata della decorazione. Su tutta la superficie si distende una pittura a grottesca che crea un ricco effetto ornamentale e sulla quale si inseriscono i rilievi in stucco, gli emblemi e i dipinti.

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Volta della sala della Biblioteca,
Foto: Antonio Ca' Zorzi

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Volta della sala della Biblioteca,
Foto: Antonio Ca' Zorzi

Al centro della volta riconosciamo il grande stemma marmoreo di Paolo III e tutto intorno una serie di riquadri geometrici affrescati con raffigurazioni di carattere profano, storico-leggendario e mitologico, ispirate all'antico. Sopra il grande camino, ai lati dello stemma pontificio, possiamo invece vedere  due grandi immagini allegoriche della Chiesa e di Roma.

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 Muoviamoci ora per entrare nella Sala dell'Adrianeo. Questa è destinata, come le successive, a sede espositiva del Museo Nazionale di Castel Sant'Angelo.

La Sala dell'Adrianeo e dei Festoni

La sala prende il nome dalla raffigurazione ideale dell'antico Mausoleo di Adriano posta al centro del fregio realizzato da Luzio Luzi e collaboratori, tra il 1544 e il 1545. In questa sala il tipico gusto antiquario di Luzio confluisce in uno schema decorativo composto da riquadri monocromi i quali, collocati al centro delle pareti e incorniciati da finte cariatidi e telamoni barbuti, offrono vedute di monumenti situati anticamente nell'area Vaticana.

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 Dosso Dossi, Il bagno (o Baccanale), olio su tela, ca. 1510-13. Sin dagli inizi della sua opera pittorica, il pittore ferrarese (1486?-1542) fu influenzato dai pittori veneti, primi fra tutti Giorgione e Tiziano. La sua sensibilità per la luce diffusa è ben presente anche in questa tela che si è pensato facesse parte di una serie di quadri dedicati a Bacco commissionati dal Duca Alfonso I di Ferrara per arredare il suo studiolo. In realtà la tela è di poco antecedente l'arrivo di Dosso alla corte estense e testimonia dell'influenza della pittura veneziana. La scena campestre si richiama infatti alle tematiche pittoriche in voga allora nella città lagunare, con riferimenti alla filosofia neoplatonica.

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 Luca Signorelli, La Madonna con Bambino e i Santi Pietro, Paolo, Bernardo e Stefano, 1515-1520, olio su tavola trasportato su tela. La pala di Luca Signorelli (1445 ca - 1523) fu eseguita per il Convento di San Michelangelo, presso Cortona, città di nascita dell'artista. La vergine è raffigurata fra angeli e cherubini ed è accompagnata da quattro santi. Di composizione austera, quasi tradizionale, l'opera denota la volontà dell'artista di rendere più dinamica e plastica la scena grazie alla disposizione dei personaggi e ai loro drappeggi.

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Dosso Dossi, Il Bagno, ca. 1510-1513, olio su tela, Roma, Castel Sant'Angelo

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Luca Signorelli, Madonna con il Bambino e i santi Pietro, Paolo, Bernardo e Stefano, 1523, olio su tavola trasportato su tela, Roma Castel Sant'Angelo

La sala dei Festoni. Spostiamoci ora nella successiva Sala dei Festoni che prende nome dai motivi della decorazione del fregio realizzato, sempre da Luzio Luzi e collaboratori, tra il 1544 e il 1545.
In questo ambiente le raffigurazioni si presentano più libere sul piano dell'invenzione: esse si dispiegano sulle pareti suggerendo un movimento ondulatorio, a ghirlanda. La pennellata più fluida e il plasticismo luminoso delle figure sono riconducibili alla mano del pittore bolognese Prospero Fontana che certamente collaborò con Luzio. 

La Cagliostra. Adiacente alle sale dell'Adrianeo e dei Festoni si trova la cosiddetta Cagliostra, sala tripartita costruita sopra la loggia di Paolo III e riccamente affrescata con decorazioni a grottesche da Luzio Luzi e Perin del Vaga. Più tardi gli ambienti furono trasformati in prigione, che ospitò, fra gli altri, il detenuto Giovanni Balsamo, conte di Cagliostro, condannato per stregoneria nel 1789. La sala è attualmente chiusa al pubblico.

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 Ritorniamo ora nella Sala della Biblioteca per raggiungere la Sala del Tesoro, un tempo sede dell’Archivio dello Stato Pontificio. Si tratta anche di una delle sale originarie del Mausoleo di Adriano, descritte nel capitolo dedicato alla parte superiore del monumento funebre dell'imperatore. In particolare è qui che, secondo alcuni studiosi, era conservato il sarcofago di Adriano.

La sala del Tesoro

La sala è visibile già dalla porta, posta al centro della parete dalla quale si giunge attraverso il corridoio pompeiano. La sua funzione è riconoscibile dalla doppia porta blindata realizzata per proteggere i preziosi documenti e l’ingente ricchezza in essa conservati. 

Il vano circolare, sovrapposto sullo stesso asse, alla Sala della Giustizia e quindi anche alla Sala delle Urne, costituiva originariamente un unico vano con la sovrastante Sala Rotonda. L’ambiente è preceduto da un angusto vestibolo nel quale possiamo entrare per vedere i mobili in noce e le casseforti della Sala del Tesoro. 

In realtà i tre ambienti sovrapposti, ovvero la Sala del Tesoro, la Sala della Giustizia e la Sala delle Urne, furono costruiti in epoca imperiale. Essi conservano ancora la muratura del II secolo, la pianta poligonale e i lati esterni con un'angolatura molto ampia, progettata per alleggerire il peso delle medesime strutture inserite nel corpo cilindrico.

Secondo alcuni studiosi la Sala del Tesoro, posta al centro esatto del corpo cilindrico del Mausoleo di Adriano, nel punto più sacro e inviolabile di tutto il monumento funebre, potrebbe aver ospitato le spoglie dell'imperatore. Il coperchio del sarcofago in porfido - che molto probabilmente custodiva le spoglie di Adriano e che secondo la tradizione fu rinvenuto in questa aula – sarebbe oggi la vasca del Battistero della Basilica di San Pietro in Vaticano.

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Castel Sant'Angelo, Sala del Tesoro. Foto: Matthias Kabel, Wikimedia

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San Pietro in Vaticano, La fonte battesimale che ha incorporato il coperchio del sarcofago di Adriano. Foto: Jebulon, Wikimedia

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 Svoltiamo a destra per salire la stretta rampa a spirale di epoca romana, ricavata all'interno dello spessore delle mura, che ci conduce ai livelli più alti del monumento. 

Plan

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