Sala 1: la scienza serica e la famiglia Monti


Salire al secondo piano per accedere alla sala 1

La sala introduttiva, a sinistra delle scale, dove arriva l’ascensore, racconta attraverso alcuni cimeli la storia dei proprietari del Setificio, attraverso le diverse generazioni.

La storia della scienza serica qui in Abbadia Lariana è narrata nel pannello didascalico dedicato alla famiglia Monti, per comprendere i differenti periodi di attività della fabbrica di torcitura nella quale  ci troviamo.

Esso è posto sotto una grande targa in marmo con il nome della famiglia Monti, essa risale proprio agli inizi del 1800 circa, dopo l’acquisizione da parte della famiglia setaiola di questo edifico quattrocentesco, ampliato nel Seicento.

foto 3 Panoramica sala 1 foto M. Civilini.JPG

Panoramica della Sala 1 (Foto M. Civilini)

Vetrina A:  Nella prima vetrina osserviamo alcune dispense degli studi di Pietro Monti, nipote dell’ omonimo capo famiglia, risalenti agli inizi del Novecento. Questi studi condotti presso l’Università del Politecnico di Milano, ci mostrano l’importanza che la Facoltà di Ingegneria dà all’Industria tessile, facendoci capire quanto era importante questo settore dal punto di vista scientifico, tecnologico ed economico per il nostro territorio.

In particolare, il fascicolo  al n.4 dal titolo “Lavorazione delle fibre tessili”e le illustrazioni al suo interno (n. 5 e 6) mostrano le funzioni di macchinari e ingranaggi molto simili a quelli presenti nel nostro torcitoio.

Le radici di questi studi prendono origine da conoscenze più antiche, come illustra al punto n.7 il volume dell’Enciclopedia del 1600 circa, alla voce ”Soierie”. In questo importante testo antico si trovano le differenti conoscenze relative ai macchinari della lavorazione serica non solo del panorama francese ma anche italiano, descritte attraverso molte tavole illustrate. L’illustrazione della tavola in vetrina mostra il torcitoio a mulino alla piemontese, importante per noi perché è la tecnologia che ritroviamo nel nostro grande torcitoio, uno dei pochi esemplari ancora visibili nella sua collocazione originaria e ad oggi ancora funzionante. La busta da lettere intestata di Pietro Monti (n.8) ci documenta il conseguimento del titolo di laurea in Ingegneria presso il Politecnico di Milano.

Macchina per maglieria: Questa macchina per maglieria della prima metà del ‘900 era usata in ambito domestico per comporre un filato a maglia. Si inseriva un rocchetto negli appositi cilindri sopra la macchina, si faceva quindi scendere il filo fino al carrello entro il quale era fatto passare. Con il passaggio, avanti e indietro del carrello sui letti di aghi, gli uncini degli aghi agganciavano il filo e rientrando scaricavano il punto per poi formare quello nuovo.

Gli ingranaggi della macchina da maglieria sono tutt’ora utilizzati anche se in modalità automatica, nelle grandi aziende tessili. Alcuni esempi di lavori che si possono ottenere vengono riportati nella vetrina B.

Vetrina B:  Troviamo qui esposti alcuni campioni di ricami. Interessante è notare che il campione n.1, ottenuto dalla macchina da maglieria ha gli stessi intrecci dei campioni n. 2,3 e 4 che sono stati ottenuti in modalità automatica in una piccola azienda tessile nel comasco, con macchinari che utilizzano una tecnologia degli anni ‘70 del Novecento.

Troviamo traccia di queste lavori tessili casalinghi anche nelle riviste specializzate, come per esempio la qui esposta “Lavori di maglieria”: i numeri qui mostrati vanno  dal 1928 fino al 1940.

Gli esemplari di aghi esposti, usati per cotone e lana sono usati anche per la seta.

Il nostro percorso continua con la vetrina accanto che ci riporta nel settore scientifico della seta.

Vetrina C: Nella vetrina sono esposti diversi numeri della rivista dell’Università di Ascoli Piceno:  il “Bollettino della Reale Stazione sperimentale di Gelsicoltura e Bachicoltura di Ascoli Piceno”del 1926.

Le riviste dalla n.1 alla n.6  riportano al loro  interno le nuove scoperte  che sono state  compiute in quegli anni in differenti settori, da quello biologico a quello entomologico.

Accanto ad esse sono esposte le pubblicazioni della Reale Stazione Bacologica di Padova, tra cui l’annuario della stessa stazione, che al suo interno mostra la fotografia di differenti bozzoli (n.7) e il trattato teorico pratico “Il filugello e l’arte sericola” (n.8), dedicato alle nuove e vecchie scoperte sul baco da seta. Il filugello infatti non è altro che un’altra denominazione del baco da seta.

 

logo.png